Gli esordi
Nato a Torri di Quartesolo (VI) il 15 marzo 1945, fin da giovanissimo sogna di diventare ciclista, ispirato anche dalla figura del ciclista vicentino Imerio Massignan, di cui si parlava molto all’epoca, anche fra i colleghi di lavoro di Lino.
A sedici anni, con i soldi delle mance guadagnate facendo il porta-pane, specie durante la stagione natalizia, Lino si comprò la prima bicicletta: una Legnano nuova di zecca!
Il padre, Silvio, non vedeva di buon occhio questa scelta e Lino fu costretto a nascondere la bicicletta nei primi tempi. Il mattino andava a lavorare come porta-pane e nel pomeriggio si allenava. Il padre, temendo che il figlio non sarebbe stato in grado di procurarsi da vivere con la sua scelta, minacciava spesso che gliel’avrebbe distrutta! Avrebbe voluto che nel pomeriggio fosse andato a lavorare nei campi. Così Lino tenne la bici nascosta nel granaio per i primi tempi. La madre, Elettra, aveva invece fiducia nella scelta del figlio e proteggeva il suo “segreto”.
Alcuni amici di Pianezze che correvano in bicicletta consigliarono Lino di andare a iscriversi ad una società di ciclismo. Nel 1961 entrò quindi nel Veloce Club di Vicenza, e iniziò la sua carriera come esordiente. Vi rimase per un anno.
Nel 1962 passò al gruppo Stimamiglio del Tormeno sotto la guida di Bruno Maddalena.
Nel 1963 passò allievo.
Nel 1964, sempre da allievo, Lino cominciò a mettersi in luce e ad andare sempre più forte.
Al Gran Premio Magnadyne di Milano – una corsa importante, con i premi più ricchi d’Italia all’epoca (il primo premio era un televisore) – erano in 200 allievi alla partenza e Lino arrivò quarto, dopo una volata a 4 in cui vinse Denti, secondo Panizza.
Erano partiti in 4 ragazzi dal gruppo del Tormeno: Lino arrivò 4°, Marino Basso 6°.
Lino aveva vinto una lavatrice. In casa non avevano nè acqua né elettricità , ma la soddisfazione di papà Silvio era tale che fu lui stesso ad andare fino in sede del gruppo sportivo del Tormeno per portare a casa l’elettrodomestico e da allora iniziò perfino a chiedere alla moglie Elettra di comprare qualche bistecca per il figlio, perché andasse più forte!
Farisato arrivò secondo ad un’altra gara importante: la Milano Pertus, dove l’arrivo era in salita.
Sempre nel 1964 – per Farisato un’annata ricca di successi e piazzamenti importanti nelle gare più dure – Lino arrivò secondo a Montecchio Maggiore (VI) e secondo a Recoaro Mille (VI).
A Poggio Miravalle di Valdagno (VI) vinse per distacco, con arrivo in salita.
Con le prime vittorie, i primi premi e i giornali che parlavano di Lino Farisato, piano piano il padre Silvio cominciò a cambiare idea e a convincersi che il figlio fosse su una buona strada.
Nel 1965 Lino passò dilettante, richiesto dalla Mainetti di Valdagno.
Nelle gare più dure cominciò a ottener buoni piazzamenti tra i quali:
- secondo all’Astico Brenta, quando dopo una fuga solitaria fu ripreso a pochi metri dall’arrivo
- a Terranuova Bracciolini (Arezzo) vinse dopo una fuga solitaria di 100 km
- da ricordare anche la gara in circuito a Cremona (il circuito era di circa 3 km.), dove Lino – nonostante le sue caratteristiche di scalatore – vinse la gara dopo una fuga solitaria in cui doppiò il gruppo.
- Lino Farisato, maglia del Gruppo Stimamiglio
- 1964-Lino Farisato al gruppo Stimamiglio
- Farisato Lino (a destra) 2° nella Milano-Pertus
- Premiazione alla Milano Pertus: il “Marsian” (Lionello Maddalena) ritira il premio destinato al gruppo sportivo del Tormeno.
- Lino Farisato gruppo Stimamiglio
- Da sinistra: Marino Basso, Girolamo De Toni, Lino Farisato, Angelo Costalunga, Giovanni Basso
- Lino Farisato premiazione a una gara di Barbarano Vicentino
- 1963 – Allievi. Da destra: Lino Farisato, Marino Basso, Scortegagna, De Toni
Il passaggio al professionismo
Quando La Mainetti nel 1966 entrò nel professionismo, Lino fu invitato a seguirla, e vi rimase per due anni – 1966 e 1967.
Nel 1966 consegue un importante 9° piazzamento nell’influente corsa Tre Valli Varesine.
- 1965 – Lino Farisato alla Mainetti
- Passo Pordoi, passaggio a Cima Coppi. Lino Farisato con Anquetil e Gimondi
- Lino Farisato (a destra), Michele Dancelli (a sinistra) alla firma della partenza di una tappa del giro d’Italia, 1967, Vicenza.
- 1967, Gran premio Campagnolo, a uno sprint di un traguardo volante a Monte Berico (VI) – Lino Farisato con Michele Dancelli
Nel 1968 passa alla Faema, capitanata da Eddy Merckx e Vittorio Adorni, firmando a Milano il contratto in ufficio dal campionissimo Fiorenzo Magni.
51° Giro d’Italia: la vittoria a Vittorio Veneto
Lino rimase per due stagioni con la Faema – ’68 e ’69, vincendo al Giro d’Italia ’68 la tappa Cortina d’Ampezzo-Vittorio Veneto.
“In viale della Vittoria arrivò da solo, a braccia alzate. Pochi chilometri dopo il via da Cortina era entrato in una fuga di un manipolo di uomini che comprendeva Polidori, Taccone e il tedesco Rudi Altig. Sulle rampe sterrate del Nevegal se li era scrollati di dosso, percorrendo gli ultimi 80 chilometri in solitudine scalando il Cansiglio. Poi fino a Vittorio Veneto scese a velocità pazzesca, toccando nei tratti di rettilineo i 100 chilometri all’ora. Eppure avrebbe dovuto essere un po’ più prudente visto quanto gli era capitato pochi giorni prima del Giro alla “Settimana Catalana”. Durante una cronometro era finito sotto un camion che gli aveva improvvisamente tagliato la strada. Di fronte agli spettatori che si erano messi le mani nei capelli, lui sbucò da sotto il camion miracolosamente illeso. La bici non c’era più, letteralmente frantumata dalle ruote. Ancora oggi a Farisato vengono i brividi quando ricorda quell’episodio agli amici.
A Vittorio Veneto s’impose con quasi quattro minuti di vantaggio su Altig e sei minuti sul gruppo (…) capitanato della maglia rosa Eddy Merckx regolato in volata dal belga Planckaert.”(brano tratto e adattato dal libro “Vittorio Veneto e il Giro d’Italia”, di Ido Da Ros. Ed. Dario de Bastiani)
Nel 1970 passò alla Faemino (che faceva sempre parte della Faema) assieme al capitano Eddy Merckx.
54° Giro d’Italia: la vittoria a Ponte di Legno
Nel 1971 passò alla Ferretti, dove rimase per due anni e dove fu gregario di Gösta Pettersson.
Al 54° Giro d’Italia arriva 2° alla 6° tappa L’Aquila-Orvieto: era solo, ma nel finale Pecchielan gli portò sotto Perureña, che a 10 mt dal traguardo lo saltò.
(Guarda il video girato poco prima dell’arrivo, dove si vede Farisato – con il numero 22 e i pantaloni Ferretti – che viene raggiunto da Perureña)
Altro 2° posto alla 10° tappa di forte dei Marmi – Pian del Falco, ancora in fuga solo, “volava” ma venne ripreso verso Sestola da Fuente, che all’epoca era da poco professionista e ancora non conosciuto. (Guarda il video)
Vinse la tappa Falcade-Ponte di Legno, con 13″ su Wagtmans e 3’39” su Gimondi.
Arrivò 13° nella Generale, 4° nella classifica generale del GPM (Gran Premio della Montagna) , e 1° assoluto della Combinata: cosa non da poco, visto che – in quanto gregario – non si era curato della classifica.
Nel 1973 passò alla Scic, dove fra il ’73 e il ’74 fu gregario della giovane promessa Gianbattista Baronchelli, poi di Enrico Paolini e infine di Franco Bitossi.
Rimase con la Scic fino al 1974, ottenendo vari importanti piazzamenti, quando a fine stagione abbandonò le corse avviando un’importante attività nel settore dolciario.