Farisato, laddove volano le aquile

Lino FarisatoIntervista di Bruno Sueri in “Ciclismo illustrato”, n.12 – 1999
per la rubrica “Dove vivono e cosa fanno i grandi ‘ex’ “

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Siamo in ammiraglia, in periferia di Vicenza, con Marino Basso: (“Vedete quel negozio? – indica il sempre simpatico campione del mondo di Gap – è di Farisato. Al ritorno, se volete, ci fermiamo”).
Mezz’ora più tardi siamo nel piazzale, grandi alberi, ampie vetrine: Farisato bar – pasticceria – gelateria. Due belle ragazze: (“Dov’è il papà? Lino vieni fuori”) esclama confidenzialmente Basso senza attendere risposta.

Farisato esce dall’adiacente laboratorio, sorride a Marino che ci presenta: (‘Direttore e vice di Ciclismo Illustrato, grande rivista”). Siamo un po’ imbarazzati…
(“lo vi lascio qui – ci dice Marino – ci vediamo più tardi”).

Silvia e Michela, le giovani, garbate, carine figlie di Farisato ci preparano il caffè, mentre con il popolare genitore ed il collega Cattani ci sediamo ad un tavolo.

1963 - Lino Farisato allievo

1963 – Allievi. Da destra: Lino Farisato, Marino Basso, Scortegagna, De Toni

“Basso ed io abbiamo la stessa età, entrambi del 1945, vicentini, si correva già insieme fra gli esordienti. Lui – sottolinea Lino- era già molto veloce, vinse subito. Quanto a me, per arrivare primo, dovetti aspettare di essere allievo: la prima gara me l’aggiudicai a Valdagno, in salita: il mio terreno era quello già allora”.

Erano i primissimi anni Sessanta, Lino Farisato faceva il panettiere, una gran passione per il ciclismo, tifoso del suo concittadino Massignan, ma anche di Adorni, Baldini, Carlesi, Nencini.
Papà Silvio e mamma Elettra coltivavano la terra, avevano già avuto due figli ciclisti in casa. Speravano che fosse finita… 
“I miei genitori non avevano piacere che anch’io corressi e durante il primo anno di attività… nascondevo la bicicletta. Poi la vittoria a Valdagno, i primi risultati, l’auspicato consenso.
Sono sempre andato in crescendo e fra i dilettanti ho vinto belle corse, su tutte la Ruota d’Oro a Terranuova Bracciolini ma anche un circuito a Cremona dove detti un giro al gruppo.
L’anno dopo, era il 1966, la Mainetti con la quale correvo, entrò nel professionismo ed io – con Marino Basso ed altri giovani – fui invitato a seguirla”.

Ventuno anni appena, l’inizio non fu facile: “Di noi giovani si mise subito in luce Marino Basso che vinse la tappa di Napoli al Giro d’ltalia. Penso che Marino sia stato, con Cipollini, il più grande sprinter in assoluto di questi ultimi 40 anni. Era anche di una serietà eccezionale, sacrifici veri, lui velocista si allenava sempre fra tanta salita.

La prima grande vittoria

1968 - Lino Farisato taglia il traguardo per primo alla tappa di Vittorio Veneto

1968 – Lino Farisato taglia il traguardo per primo alla tappa di Vittorio Veneto

II mio gran giorno arrivò solamente al terzo anno – nel 1968 – ero appena passato alla Faema con campioni come Adorni e Merckx.
Vittorio era fra i favoriti di quel Giro con Gimondi, Motta, Zilioli e Balmamion, ma il diesse Marino Vigna – e lo stesso Adorni – avevano una grande fiducia in Merckx anche se, mai prima d’allora, un belga aveva vinto il Giro d’ltalia.
Noi – e parlo di Armani e Reybroeck che peraltro erano due jolly – e soprattutto Casalini, Spruyt, Vandenbosche, Swerts, Van Schil dovevamo lavorare esclusivamente per Vittorio ed Eddy.

L’indomani delle Tre Cime di Lavaredo (dove Merckx vinse togliendo Ia maglia rosa a Dancelli, ndr), ebbi disposizione di buttarmi in avanti a preparare il terreno.

1968-Vittorio Veneto-sul podio con Eddy Merckx

1968 – Vittorio Veneto. Sul podio con Eddy Merckx

Eravamo otto in fuga, sul Nevegal sono scattato, andando a vincere il GPM con un paio di minuti su Altig. Il diesse Vigna, dall’ammiraglia mi incitava: (“Lino, mangia! Mangia e vai regolare”).
Marino mi dava i tempi, Vittorio Veneto era a meno di 20 chilometri quando venivo informato che il mio più diretto inseguitore – Rudy Altig – era ad oltre 3’.
Una vittoria, la prima grande vittoria, la cui emozione porto ancora nel cuore.
La gioia è poi stata completa quando sui palco, Merckx mi ha stretto la mano, ringraziandomi e facendomi i complimenti”.
Una giornata di gloria a compensazione di tante fatiche in favore di Merckx, sudore che avrebbe continuato a versare anche nei due anni successivi.

Un’altra splendida stagione

Ma la vita sportiva di Farisato era destinata a conoscere un’altra splendida stagione.

“Quella del 1971 con la “Ferretti” – ricorda il vicentino – è stata la migliore fra tutte le otto da professionista.
Gosta Pettersson, il mio nuovo capitano, era, umanamente parlando, della stessa pasta di Merckx. Anch’egli mi aveva subito accolto bene, anch’egli gradiva la corsa dura e mi mandava volentieri in avanti.
In quel Giro d’ltalia sfiorai subito il successo nella L’Aquila – Orvieto: ero solo, ma nel finale Pecchielan mi portò sotto Perurena che a 10 metri dal traguardo mi saltò.

Credevo fosse venuto il mio gran giorno nella Forte dei Marmi – Pian del Falco, ancora in fuga da solo, “volavo” ma venni ripreso verso Sestola da uno spagnolo in maglia Kas. Chi è questo qua? Chiesi all’ammiraglia: (“II 52 è… Manuel Fuente”) mi rispose AIfredo Martini.
Non l’avevo mai sentito nominare: Fuente era un giovane da poco professionista. Finì che a Pian del Falco rimediai un altro secondo posto. Ci rimasi male, ma col tempo ebbi modo di capire chi era Fuente…“.

II Giro 1971 era arrivato alla decima tappa e per Farisato quelle due importanti piazze d’onore costituivano già un bilancio positivo tenuto conto dei suoi impegni di gregario.

Ma le soddisfazioni erano tutt’altro che finite, per lui e per la stessa Ferretti che, proprio con Pettersson conquistò, a spese di Michelotto, Ia maglia rosa nella Lienz – Falcade, vinta da Felice Gimondi.

“Quel giorno diedi l’anima per fare selezione. Per chilometri e chilometri a menare con Petterson nella scia. Ad un certo punto della tappa il mio capitano mi sgridò persino: (“Ma datti una calmata: che bisogno c’è di lavorare tanto?!”). Ma io avevo visto Claudio Michelotto, l’avversario in maglia rosa, in difficoltà e glielo feci notare. Quella sera a Falcade Gosta mi ringraziò a lungo”.

1971 - vittoria a Pontedilegno

1971 – vittoria a Pontedilegno

Inesauribile combattente, l’indomani mattina al via da Falcade, Farisato venne avvicinato dal grande ammiraglio Martini: (“Lino – mi disse Alfredo, che ricordo non solo come un grande tecnico, ma come un secondo papà – anche oggi, occhi bene aperti!”).

Dopo una settantina di chilometri nacque una fuga, sette – otto uomini, mi ci infilai, avevo una gamba eccellente e tanta voglia di vincere.
Intorno al 120° chilometro anche alle spalle si accese la battaglia fra i grandi. Pettersson in rosa andava circondato dalla squadra. Al completo. E per questo, Martini mandò su di noi Spadoni, diesse in seconda, con l’ordine di aspettare il leader.

Ma quando Spadoni giunse, io ero rimasto al comando col solo Wagtmans.
Egli informò Martini per chiedergli cosa fare in una situazione simile. Alfredo prese atto e, nonostante fossi rimasto l’unico gregario che pedalasse in quel momento, gli disse: (“Allora lascia Farisato dov’è: meglio avere un uomo davanti che dietro…”). Non ho mai dimenticato quel gesto di fiducia e di coraggio di Alfredo. Raccolsi quanta forza avevo, divorai il Tonale, arrivando solo a Pontedilegno”.

Quel giorno Lino Farisato vinse con 13” su Wagtmans e con 3’39’ su Gimondi che giunse terzo regolando i migliori e la stessa consolidata maglia rosa Pettersson.
“Un Giro che non ho più dimenticato anche perchè alla fine, a Milano, Pettersson vinse ed io fui primo assoluto nella Combinata e 13° nella generale”.

Antonietta e Lino

1999 – Antonietta e Lino Farisato, intento a produrre torte nella loro avviatissima Pasticceria Bar Gelateria “Farisato” di Santa Croce Bigolina, alla periferia di Vicenza.

Qualche stagione prima Farisato aveva conosciuto una ragazza, Antonietta, bella, occhi verdi: (“Frequentavo una scuola serale – è la stessa signora Farisato che ricorda – e dopo il lavoro anzichè tornare fino a casa, mi recavo in un negozio a comprare un po’ di frutta. La mia cena era quella… Lì conobbi casualmente Lino. Mi colpirono l’umiltà ed i suoi modi gentili. Da quell’incontro è maturato il nostro amore).

Nel 1972 erà già nata Letizia, la primogenita: (“Sì, eravamo già sposati e decidemmo di aprire questo esercizio.Con la bambina piccola e Lino che correva – continua la signora Antonietta – lascio immaginare i sacrifici. Ma si era poco più che ragazzi e nessun sacrificio pesava”).
Lino ascolta ed aggiunge: “In quegli anni questa zona era decentrata e ben diverso era il movimento rispetto ad oggi. Ma la decisione era presa ed occorreva andare avanti.

Avevamo un pasticcere, bravissima persona, ma i soldi che guadagnavo correndo se ne andavano quasi tutti in stipendio e contributi. Così, gradualmente, presi la decisione di smettere. A 30 anni ero già un ex, pur con diverse richieste per continuare.

Silvia, Lino e Michela Farisato

Silvia, Lino e Michela Farisato

Una scelta felice, il lavoro è andato via via ingrandendosi, oggi abbiamo una buona clientela, fra cui anche due ristoranti. A parte Letizia che ha preferito seguire un’altra strada, qui lavoriamo tutti: Antonietta e le altre nostre figlie Silvia, Michela ed io”. (vai al sito di Pasticceria Farisato)
Marito e padre amato: (“Lino è un uomo determinato, un gran lavoratore”) dice la moglie; (“Ammiriamo papà per l’esempio che ci dà in tutto” dicono le figlie “e poi è di una bontà straordinaria”). Una bella villa sulla collina, 5000 metri di terra, alberi, piante da frutto (“Giardino e frutteto sono – con la bicicletta che ho rispolverato dopo 18 anni di lontananza – i miei hobby”), un feudo che dista appena un chilometro e mezzo dal negozio – con i preziosi quadri della carriera appesi – dove Lino ogni mattina, alle 6,30 solleva le serrande per la sua lunga e impegnata giornata.

Eddy Merckx in visita alla pasticceria Farisato

2013 – Eddy Merckx in visita a Lino Farisato in occasione del passaggio della tappa del Giro d’Italia, che passò a Vicenza e davanti alla pasticceria. Da sinistra: Antonietta, Eddy, Lino, Silvia, Michela e la piccola Amy.

Prima di salutarci, il “Cene” (così Farisato era stato battezzato da Giovanni Pinarello a mo’ di ragazzo) ricorda gli amici: “Zilioli, Adorni e Merckx, che è anche venuto a trovarmi, campioni molto umani; Casalini, Scandelli, Colombo e Chiappano i gregari più; Tosello e Fornoni i corridori più simpatici; Guerra l’uomo delle sparate incredibili: quando Pietro partiva, non conveniva neppure stringere i cinghietti: non lo si prendeva più!”.

E un pensiero su Pantani: “Gli è successo quel che poteva succedere a tutti. Ma al suo posto avrei ripreso subito, andando al Tour e cercando di rispondere come seppe fare Marckx nel ‘69”.

 

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